Atterrare a Londra è un po’ come tornare a casa dopo del tempo trascorso altrove: molte delle viste dall’alto sono familiari e gli odori appena sbarcati riportano alla mente memorie e ricordi. IL T5 di Heathrow, nuovissimo (e bellissimo), è il salotto nel quale volentieri allungare le gambe sul divano in attesa di riprendere il viaggio.
[Marchetta gratuita mode: ON] Non smetterò mai di lodare British Airways la cui puntualità ed efficienza, oltre la britannica cordialità del personale, è il miglior compagno per viaggi come questo [marchetta gratuita mode: OFF].
La sveglia alle 5 è certamente il dettaglio meno piacevole di questa giornata di avvicinamento, ma una volta in piedi il tempo trascorre velocemente in una serie di veloci fotogrammi: gli scavi di ostia antica con un accenno di bruma settembrina, il tevere nel suo ultimo tratto dolce prima di sciogliersi nel tirreno, poi la statua di Leonardo da Vinci e la sua barba geniale e il check-in, i negozi scintillanti di griffe e commesse sbadiglianti, il gate e benvenuti on-board, decollo.
Dall’alto del primo tratto di volo il castello di Santa Marinella, l’Argentario che si affaccia sul Giglio, l’Elba e poi uno strato soffice e candido e ininterrotto di nuvole fino al London Eye che spunta all’improvviso lì, affacciato sul Tamigi.
E’ un attimo e Tiffany & co. e HMV e Dixon, WHSmith, poi di nuovo togli la cintura, metti la borsa nel contenitore e carta d’imbarco in vista e rieccoci a bordo: un bimbo che piange, orecchie tappate e siamo di nuovo oltre le nuvole.
Chicago arriviamo.