Portogallo: viaggio dove l’Europa mette il naso nell’Atlantico.

Lisbona, Alentejo e Algarve.

Il Portogallo è lì affacciato sull’Atlantico, all’estremo ovest dell’Europa, come una specie di California in sedicesimi e come questa ha una bella brezza oceanica che rinfresca le sere d’estate a Lisbona e tutte quelle urbanizzazioni che sorgono sulla costa o immediatamente a ridosso.

Lisbona.

Lisbona ci ha stupito, credevamo di trovare una città in decadenza con quell’aria da matrona con tanto trucco per le molte rughe da nascondere e invece al contrario, ha un bellissimo aspetto di fresca ragazzina che ha appena iniziato una nuova vita e sta cercando, non senza qualche difficoltà, la sua collocazione nel futuro per nulla dimenticando da dove viene.

Il centro è pedonale: basterebbe già questo a collocarla tra le Capitali d’Europa civili e le strade dello “struscio”, turistico e non, sono linde e pinte come se fossero appena state lavate… Oops sono appena state lavate: la mattina intorno alle 7 (capita di alzarsi presto per evitare le temperature un po’ alte di mezzogiorno) si lavano le strade, per lo meno quelle del centro, e il risultato si vede.

Camminare per i vicoli che si inerpicano per il Bairro Alto o, dal lato opposto, quelli che salgono verso il castello di S. Jorge, mentre la brezza dall’oceano risale la foce del Tago e ricopre la città, è uno di quei sottili piaceri che rendono il soggiorno a Lisbona una delizia.

Lisbona si sviluppa su sette colli e da quello in cui sorge il castello di S. Jorge si gode di una incredibile vista della città adagiata sulla foce del Tago, lì dove inizia a mischiare le sue dolci acque con quelle salate dell’Atlantico. Vale la pena salire a piedi dal lato destro di piazza Moniz, lungo una ripida e stretta scalinata sulla quale si affacciano porte dal taglio antico, incastonate tra mura arricchite di azulejos, le famose maioliche di origine araba, alla sommità proseguire verso destra e seguire le indicazioni possibilmente con il naso all’insù per godere dei balconcini in ferro battuto delle palazzine che sorgono sui terrazzamenti della collina. Il castello domina la città e, dalla passeggiata lungo le mura, attraverso merli e torri d’avvistamento si godono degli scorci unici, vale il prezzo del biglietto e, volendo, potete anche fermarvi alla caffetteria per una seconda colazione o per la merenda pomeridiana e godervi la frescura dei pini e dell’altura.

Scendendo verso il fiume dal castello di S. Jorge, il quartiere dell’Alfama offre altre occasioni di meravigliarsi di fronte alla bellezza del Tago che incontra l’oceano: il Miradouro S. Luzia, per esempio, o quello “das Portas do Sol” dai quali l’innamoramento è immediato, soprattutto se si sceglie di arrivare a ridosso del tramonto quando i tetti rossi della città sono accesi dai raggi del sole calante. Tutto il quartiere dell’Alfama merita una passeggiata senza fretta, con varie fermate: la chiesa di S. Vicente e quella di S. Antonio e poi i tanti vicoli che scendono verso il fiume e i locali che propongono il Fado e i caffé nei quali gustare un “garoto” (espresso macchiato) e una “pasteis…”. Se il sali scendi per il quartiere vi dovesse stancare, potrete approfittare del Tram 28 del quale riparleremo più avanti.

Il centro pedonale divide la collina sulla quale sorge il castello di S. Jorge e l’Alfama da quella dove si sviluppa il Bairro Alto: un quartiere pieno di locali e ristoranti e territorio di ragazzi universitari e non, da piazza Luis de Camoes, lasciando sulla destra rua da Misericordia in direzione nord, incastonati in mille vicoli che si inerpicano per il colle ci si può sbizzarrire alla ricerca del locale giusto dove bere e mangiare in compagnia, ascoltare il Fado dal vivo, o semplicemente guardarsi attorno e godere dell’umanità che ci scorre accanto.
Qui parliamo del Tram 28, una linea per i locali che, per il giro che compie, è diventata una sorta di linea panoramica a vantaggio dei turisti (estate 2016, il biglietto costa 2,85€) che a un prezzo contenuto si godono di un giro che tiene insieme l’Alfama, Baixa, Bairro Alto per ritornare a piazza Moniz da dove parte: consiglio di prenderlo verso il tardo pomeriggio, quando la fila alla fermata è di molto ridotta, le temperature sono più fresche (in estate) e si gode dei colori del tramonto una volta raggiunte le sommità dei colli che attraversa.

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Highlights su locali che ci sono piaciuti tanto.

Una vineria al Bairro Alto: The Old Pharmacy Wine Inn, che, a dispetto del nome anglofono è totalmente portoghese e ha una proposta di vini locali da soddisfare qualunque attesa; è possibile anche mangiare qualcosa di veloce, affettati e formaggi serviti con miele e paté vari. Si trova a Rua Diario de Noticias.

Mercado de Ribeira: il vecchio mercato del pesce riorganizzato a street food e non solo. C’è mangiare portoghese e non solo per tutti i gusti, la cataplana di pesce, il bacalhau, marisqueria e “panza mia fatte capanna…”. Prezzi per tutte le tasche: si trova qui.

Rooftop hotel Mundial: con vista a (quasi) 360° sulla città, è un luogo dove ammirare il giorno lasciare spazio alla sera sopra i tetti di Lisbona con un buon bicchiere di “vinho verde” o di rosée o di quello che più vi piace. Prezzi abbordabilissimi.

Pousada de Lisboa: un hotel a 5 stelle, a ridosso di Praca de Comercio, propone un ristorante e wine bar sotto i portici che, alla sera, diventa una specie di alcova per gli amanti del buon vino. Posizione ottima e prezzi medi.

Belem.

15 minuti di comodo bus (15E) e si è a Belem, ormai quartiere periferico di Lisbona, dove si erge la famosa torre, il mosteiro de Jeronimos, patrimonio dell’Unesco, il monumento alle scoperte e il centro culturale: il consiglio è di scendere alla fermata del Mosteiro e, una volta visitato questo e i giardini di fronte, passeggiare sul lungo fiume per raggiungere la torre. Al ritorno, al contrario, prendere il bus alla fermata “Pedrouços”, che è in linea d’aria di fronte alla torre sulla prima via interna (Rua Pedrouços, appunto).

La torre di Belem è un’icona di Lisbona nota un po’ a tutti e, ciononostante, è uno spettacolo di vera bellezza: la sua posizione sull’acqua alla estrema foce del Tago, era una torre di difesa e avvistamento per prevenire invasioni navali, la fa apparire come un antico galeone in attracco al porto. Il parco che la circonda offre diversi punti di vista da cui godere dei tanti dettagli di questa opera così affascinante nella sua complessità ma da apparire leggera e quasi sospesa sull’acqua.
La visita agli interni non ha nulla di significativo da mostrare e, tranne la prima terrazza, per raggiungere le altre, in caso di forte affluenza, cioè sempre, viene utilizzato un semaforo che dovrebbe regolare la salita/discesa lungo la scala a chiocciola capace di ospitare solo una fila (che o scende o sale): peccato che nessuno legga le regole che indicano come, al suono di un allarme si debba interrompere la salita/discesa e fermarsi al piano più vicino; a questo si aggiunga che il tempo a disposizione per la salita/discesa permette solamente ai più “allenati” di salire tutti i piani in una volta sola ed ecco che si formano degli ingorghi che, se si è un po’ claustrofobici, non sono il massimo della piacevolezza; l’ultima terrazza in alto, poi, si propone come una specie di girone dantesco dove i visitatori sono costretti a rimettersi immediatamente in fila per poter ridiscendere, tale è la concentrazione di persone. Si “approfitta” quindi dell’attesa, che dura anche 30 minuti, per guardare fuori dai merli della torre a ogni passo in avanti. Quindi, il consiglio, visto anche il prezzo del biglietto d’ingresso, godetevela da fuori e lasciate perdere l’interno.

Sintra, Cascais e il parco sull’oceano.

Sintra

Facilmente raggiungibile da Lisbona con il treno che parte dalla stazione di Rossio, nell’angolo nordovest della piazza Dom Pedro: 40 minuti di percorrenza e poi pochi minuti di passeggiata separano la stazione di Sintra dal centro dove si erge il Palacio Nacional, la prima visita che non è il caso di perdere. Conviene partire la mattina prima delle 10.30 per avere tempo di godersi la giornata senza ammazzarsi.
Sintra è una cittadina che si erge a ridosso di una montagna del parco omonimo, nella Serra dell’Estremadura, ricca di palazzi dall’architettura tipica che sono state sedi di tenute estive di famiglie reali attraverso i secoli: è raccomandabile andare in mezzo alla settimana per contenere il numero di turisti che si riversano qui dalla vicina Lisbona e non solo. Sopra la cittadina, sui cocuzzoli che la circondano si ergono castelli e mura che non valgono tanto quanto il Palacio Nacional su menzionato: in particolare il coloratissimo Palacio da Pena ha un po’ troppo l’aspetto fasullo e artefatto del castello disneyano del marchio omonimo. Viceversa il Castelo dos Mouros pare appena uscito da una puntata del “Trono di Spade” con la drammaticità delle mura che si inerpicano sui costoni della montagna e le ripide scalinate per raggiungere le torri di avvistamento. Insomma, considerata la fatica che si fa per raggiungere i due monumenti di cui sopra, il consiglio è di definire prima a quale dei due dedicare più tempo e energie: il bus lascia sempre ai piedi delle rocche e poi si sale affrontando pendenze interessanti.
Le visite costano abbastanza, esistono biglietti cumulativi per vedere più di un monumento, con combinazioni varie, a questi va aggiunto il biglietto del bus per salire e scendere da e verso la città, se si va in estate va tenuto conto che può essere molto caldo che, unito alla fatica, richiede la saggia idea di portare con sé dell’acqua per tenere la disidratazione sotto controllo. Ad ogni modo a Palacio de la Pena c’è un ristorante e una cafeteria più che adatti alle pause pranzo o merenda, mentre a Castelo dos Mouros c’è solo una cafeteria.

 

Cabo da Roca, Boca do Inferno e Cascais

Cabo da Roca, estrema punta ovest del parco Sintra Cascais, è raggiungibile in auto o in bicicletta, anche grazie a una ciclabile perfetta che parte da Cascais e si interrompe solamente qualche chilometro prima: è uno dei tanti, incredibili e spettacolari speroni di roccia sospesi sull’Atlantico che caratterizzano la costa portoghese; noi lo abbiamo trovato immerso in una nebbiolina umida e freddina che ha reso bene l’idea di quanto possa essere ostile l’oceano. Circondato da una pineta di dimensioni enormi: da non perdere.
Scendendo verso sud si incontrano un paio di spiagge atlantiche, paradiso di surfisti, tipo Praia do Guincho, spettacolo per chi ama il mare: ampia, incastonata tra promontori di roccia, di quella sabbia ocra che si illumina con il sole di fine agosto e offre le onde giuste per avvicinare uno degli sport più belli e completi che esistano.

Prima di entrare a Cascais fermata d’obbligo a Boca do Inferno: un angolo della costa tale che deve il suo nome alle condizioni “infernali” che propone durante le tempeste atlantiche e al suono che emettono le enormi onde che si infrangono sulle pareti di roccia. Stop d’obbligo anche in condizioni di mare calmo per ammirare la costa disegnata da secoli di erosione oceanica.

Il re di maggio sapientemente scelse di trascorrere l’esilio a Cascais: una ricca località di mare, dalle ville liberty vista oceano, la marina che ospita barche da sogno e un microclima che ne fa un piccolo paradiso a pochi chilometri dalla capitale. Il centro storico è pedonale, con i pavimenti lastricati di sampietrini tirati a lucido e le costruzioni basse, bianchissime con inserti gialli (ricorrenti in tutto il Portogallo del sud) e rossi.

Cabo Espichel

Abbiamo una passione sfrenata per i Fari, ne siamo andati a caccia per vari continenti, qui potete vederne alcuni, e non potevamo farci mancare quelli Portoghesi: dove c’è un faro c’è uno sperone di roccia o una costa pericolosa, un affaccio drammatico sul mare e uno spettacolo da non perdere.
Cabo Espichel non fa eccezione e la sorpresa aggiuntiva è la chiesa, con annesso ex monastero, de Nossa Senhora do Cabo: non solamente un faro e un picco sull’oceano che toglie il fiato, anche in condizioni di tempo sereno, ma un avamposto della cristianità ottimamente conservato e suggestivo per l’apparente isolamento, il centro più vicino è a 3 km, che in estate è sede di eventi musicali e teatrali e affascina anche (soprattutto) quando è deserto o quasi. La brezza dell’oceano, il lontano eco delle onde che s’infrangono alla base del capo e le linee curve della chiesa contrapposte a quelle diritte del monastero fanno di questo posto un luogo mistico: è facile immaginare la forte presa che nel tempo può aver fatto sui fedeli, visto quella che ha fatto su noi miscredenti, la chiesa cattolica quanto a impatto scenico a servizio della propaganda ha molto da insegnare ancora oggi.

 

Alentejo

Evora e Estremoz

L’Alentejo, stretto tra Lisbona e l’Algarve è spesso sottovalutato e pensato dal turismo come puro attraversamento verso sud o nord a seconda della porta d’ingresso al Portogallo che si è utilizzata. Niente di più sbagliato: costa a strapiombo e spiagge, vigneti a perdita d’occhio e pinete infinite, oltre a bianchissime città ricche di storia e tracce del passaggio di tanti popoli che qui sono arrivati nel corso dei secoli.

Il vino è forse uno degli aspetti più interessanti e peculiari della regione: se volete visitare delle cantine (adega) questa è la regione giusta per farlo ma, prenotate per tempo perché sono spesso piene, soprattutto il fine settimana.

Evora è un gioiello, il cui centro storico è patrimonio dell’Unesco e, una volta arrivati, il perché è evidente.
Un insieme di bianche case orlate di giallo ocra con curve e volute che le rendono soavi e gentili nel caldo torrido di un settembre che pare agosto anche ai locali (che se ne lamentano: “ah il caldo, signora mia, non ci sono più le mezze stagioni…”).
Parzialmente pedonale, il centro nasconde delle perle tra cui spicca, almeno per noi che la romanità l’abbiamo nel sangue, il tempio romano a Diana cacciatrice che è rimasto a lungo nascosto inserito in una costruzione anonima e poi liberato nel XIX secolo e si presenta in buonissime condizioni, accanto al tempio pagano si erge la più grande cattedrale medievale del Portogallo: la Torre del Se. Non finisce qui la ricca offerta di chicche architettoniche: la chiesa e monastero di San Francesco e la Capela dos Ossos (“Nós ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos” usate Google translate…), la piazza di Giraldo e la chiesa di Sant’Antonio, i giardini del tempio di Diana e il Museo di Evora.

Estremoz è un’altra bianchissima cittadina verso il confine con la Spagna dal centro immacolato e un bel castello arroccato su un colle che sovrasta la città, all’interno delle mura si trova una Posada a 5 stelle ricavata dentro il palazzo reale.

Highlights a Evora e Estremoz.

La sera NON potete farvi mancare una visita per l’aperitivo o la cena alla nuovissima enoteca “Cartuxa“, così nuova da non avere ancora un recapito web degno di nota, ma che per la scelta dei vini, la gentilezza e competenza degli osti, merita tutta la vostra attenzione: è di fianco al tempio di Diana, al lato opposto del museo, impossibile non trovarlo.
Alternativa per mangiare, dopo l’aperitivo alla nuovissima enoteca, è l’ottimo ristorante Pousada dos Loios che si trova sempre nella piazza dal lato opposto alla vineria.
Noi abbiamo dormito all’Hotel Solar de Monfalim che è un due stelle con servizi da tre e un carattere che non ha stelle per descriverlo: un vecchio convento che trasuda storie e vite e che non delude per servizi e cortesia.

A Estremoz a lato della piazza del mercato c’è un ristorante bio che propone piatti tipici della cucina portoghese con una ricca carta dei vini e, come benvenuto, serve dell’olio locale da gustare con pane fresco e … : il locale si chiama Alecrim.

 

 

Algarve

Sagres, Cabo de San Vicente, Costa Vicentina

Due ore di autostrada semideserta e di N125 verso ovest e si è in Algarve ad affacciarsi sulla Costa Vicentina dove il Portogallo mette il naso nell’Atlantico e la meraviglia si moltiplica per ogni spiaggia di sabbia ocra strappata all’oceano, per ogni promontorio scavato dalle maree e per ogni piccolo villaggio bianco rinfrescato (in estate, almeno) dalla brezza che sale dall’oceano, puntuale come una rondine a primavera e profumata di salsedine e rosmarino e timo e origano.

Sagres è uno di questi villaggi, forse il meno suggestivo, ma quello più vicino al Cabo de Sao Vicente il punto più a sud ovest di tutta Europa, un borgo che era di pescatori e oggi è ritrovo di surfisti che, con i primi, hanno in comune l’abbronzatura a pezzi e il seguire, quasi maniacalmente, il flusso delle maree e il ciclo alba tramonto: all’alba si preparano per una giornata in acqua e al tramonto quasi spariscono per la stanchezza accumulata tra le correnti e le schiume bianche delle onde. Sagres è un posto molto rilassato, con la spiaggia di Mareta facimente raggiungibile a piedi così come quella di Tonel sotto la Fortaleza de Sagres: fortezza oggi in ristrutturazione e che, ogni prima domenica del mese, offre ingresso gratuito; nel villaggio si contano almeno venti negozi dedicati al surf, noleggio, scuola e abbigliamento specifico, ogni punto ha la sua bella lavagnetta con la previsione settimanale e oraria delle maree, altezza delle onde per singola spiaggia e indicazione delle difficoltà, insomma per imparare o praticare il surf questo è uno dei posti più adatti, anche perché l’acqua ha una temperatura non proibitiva (almeno in estate).

Il Cabo ha uno splendido faro da ammirare oltre una vista sull’oceano unica: il baretto che si trova all’interno del perimetro resta aperto sino al tramonto quando, all’accensione della lampada, tutti vengono invitati a uscire. L’area che circonda il faro è in posizione perfetta per ammirare un tramonto spettacolare, il baretto serve cocktail a prezzi popolarissimi (birra 1,50€), ha solo il difetto di avere il bancone che copre proprio l’affaccio sul mare e dal deck con le sedie non si vede nulla se non i simpatici baristi: quindi birra in mano, in piedi appoggiati alla balaustra e lo spettacolo abbia inizio… Molti si portano casse di birra da “casa” e si piazzano sui vari speroni di roccia (…) per godersi lo spettacolo con il brivido dello strapiombo.

Il posto migliore, per noi, per godersi il tramonto però è il chiosco della spiaggia di Carrapateira posizionato proprio fronte ovest, alla sommità della discesa che porta in spiaggia, ai limiti del campeggio libero che ospita i surfisti con luci ridotte al minimo, birra a 1,50€ e, quasi, silenzio assoluto: tramonto, fragore delle onde in lontananza e profumi di natura viva e vibrante.

Highlights a Sagres

Il Mareta Beach hotel è un ottimo tre stelle in posizione strategica sopra la spiaggia omonima (due minuti a piedi) e all’incrocio con la strada che porta a Cabo Sao Vicente: stile art decò, gentilezza e un’ottima macchina per il caffé / cappuccino che non guasta unitamente a un buffet della colazione vario con il pane appena sfornato e pasteis varie.
Il ristorante A Tasca (l’amo) ha una fresca terrazza sulla marina e una bella carta dei vini e si mangia una “cataplana” di pesce da urlo, mentre O Telheiro Do Infante si affaccia direttamente sulla Praia Mareta, si mangia un ottimo kebab di frutti di mare (tipico dell’Algarve) e, lontano dalla strada è cullato dal respiro dell’oceano che sciaborda a pochi metri.

Faro, Tavira, Albufeira e Parco da Ria Formosa

Risalendo verso est, la costa dell’Algarve è un susseguirsi di località di mare, spiagge di sabbia gialla e rocce a picco, nell’immediato entroterra paesini dai tratti moreschi dalle strade a sampietrini lucidi e con i drappi a riparare i vicoli dall’insistere della canicola diurna e chiese bianchissime ornate di azzurrissimi azulejos.

Faro non fa eccezione e si presenta con un centro storico pedonale in ottimo stato, pieno di locali e caffé e ristoranti con affaccio sulla marina e sui giardini Manuel Bivar: un luogo che di sera si riempie di colori e di facce e voci e profumi e risate in mille lingue tenute insieme dalla cantilena suadente di quella portoghese che è un piacere ascoltare.

Faro è al centro di un eco-sistema lagunare, fatto di isole e di spiagge e canali molto complesso e delicato: il Parco da Ria Formosa, ricco di flora e fauna ittica e dalle condizioni così favorevoli che, ci hanno raccontato i locali, i francesi ci portano le ostriche del nord Atlantico a crescere nella metà del tempo che impiegano sulla costa bretone. L’unica nota stonata è che una piccola porzione del parco è stata concessa all’aeroporto con tutto quello che questa scelta comporta, compreso il passaggio assai frequente degli aerei in atterraggio: è evidente però che dietro questa scelta ci sia una strategia precisa, gli introiti dell’aeroporto aiutano la conservazione del resto del Parco e, per ora, il delicato equilibrio pare tenere bene.

Vale quindi dedicare tempo alle spiagge e alla laguna, iniziando da Praia de Faro, raggiungibile in auto, bus, bicicletta e ferry che parte dal lato sud est della marina, insomma se non ci andate è proprio perché non volete ed è decisamente un peccato: sono quasi dieci chilometri di spiaggia gialla, libera e attrezzata con discrezione, con affaccio sull’oceano o sulla laguna, servita da chioschi e locali dei piccoli hotel che si distribuiscono lungo l’unica strada che attraversa questa lingua di terra, molto frequentata dai locali soprattutto nel tardo pomeriggio di fine estate fino al tramonto che qui si gode in tutta la sua magia.

La laguna e le isole che la compongono è visitabile in barca, ci sono varie proposte con barche più o meno grandi che toccano una o più isole che durano dalle 3 alle 5 ore, scegliete in base al tempo a disposizione, noi ne abbiamo toccate tre in una barca da quattro posti, una scelta molto intima: la sorte ci ha concesso come compagni di tour una deliziosa coppia agée di inglesi del Devon, innamorati del Portogallo (l’estate nel Devon inizia i primi di luglio e i primi di agosto è già finita…) e alla loro ennesima visita dell’Algarve (ma non erano mai stati a Roma…). Il giro oltre a una piacevole navigazione in laguna permette di visitare Ilha Culatra abitata (quasi) esclusivamente da pescatori di Olhao (famosa per la lavorazione del pesce in scatola); Ilha de Farol un piccolo paradiso trasformato sapientemente e con discrezione in un resort diffuso dove si può “vivere” a contatto con i pochi residenti una vacanza all’insegna del “não há problema meu amigo” circondati da un mare di una bellezza commovente; per ultima Ilha Deserta dove abita un pescatore (uno) e, recentemente, è stato aperto un ristorante in legno e pannelli solari a bassissimo impatto ambientale a pochi metri dall’unico attracco e per il resto è, appunto, deserta. Ecco, forse, per godere al meglio quest’ultimo spicchio di paradiso in terra, conviene affittare una barca per l’intero giorno, attrezzarsi di vettovaglie, acqua, ombrellino e creme solari e, letteralmente, spiaggiarsi l’intera giornata: unica compagnia essendo il vento che increspa l’acqua verde chiaro che circonda l’isola e magari una buona lettura.

Highlights a Faro

La terrazza dell’hotel Faro, di fronte alla marina, dove mangiare o fare l’aperitivo godendo del tramonto dietro la laguna.

La terrazza con piscina dell’Hotel Eva per l’aperitivo o un tuffo alla fine di una lunga giornata, con vista a 360° sulla laguna, la città, la marina.

Il ristorante Vila Adentro e il Tertulia Algarvia quest’ultimo leggermente superiore al primo ma entrambe di ottima qualità e posizione anche con tavolini all’aperto sulla piazza Alfonso III di fianco alla Igreja da Sé.

Lungo tutta la costa prima e dopo Faro meritano attenzione delle cittadine e delle spiagge che arricchiscono l’esperienza del viaggio in Algarve.

Tavira per esempio, all’estremità est del parco di cui sopra, è una splendida piccola città di azulejos, mura bianche, vicoli tortuosi che salgono e scendono su per la collina dove il Castelo e la Igreja de Santiago guardano le sponde del Rio Gilao che si affretta verso la laguna e poi il mare. Tracce di “arabitudine” un po’ ovunque, a partire dagli “azulejos” che proprio dagli arabi sono stati introdotti, e poi, scavando qui e là si sono trovate stratificazione romane, poi arabe (Al-Gharb, l’antico nome della regione) che sopra le terme hanno realizzato gli hammam in un filo che tutto tiene, tutti ci tiene, noi popoli mediterranei con ambizioni oceaniche…

Tra le chicche dell’entro terra c’è Loulé e la chiesa di San Lorenzo, a pochi chilometri da Faro: il mercato, il castello e ancora resti degli hammam arabi sopra terme romane, insomma l’Algarve è stato paradiso di salute, benessere e bella vita da tempo immemore. La Chiesa di San Lorenzo è nascosta ai margini della città, le indicazioni sono un po’ vaghe, ma una volta scoperta vale la pena anche solo di sostare nel piazzale terrazzato che la circonda e godersi il silenzio e la pace.

L’ultimo stop prima di volare verso casa è stato Albufeira che si presenta con due volti: uno più moderno e caotico con urbanizzazione molto intensa a ridosso della spiaggia che non è proprio il massimo, l’altro, quella del centro storico, più defilato verso ovest, decisamente più attraente, tra vicoli e affacci a picco sul mare lungo una passeggiata romantica e assolata.
Qui a pranzo abbiamo mangiato presso l’Iguana Café con una terrazza sul mare che, da sola, vale lo stop anche solo per una birra. Le due spiagge, praia do pescadores e praia do peneco, sono bagnate da un mare azzurroverde che incanta e orlate da rocce gialle che, insieme alla sabbia ocra, offrono agli occhi una meraviglia da portare sempre con sé.

Il Portogallo è una destinazione alla quale vale la pena dedicare un posto in alto nella lista dei vostri prossimi viaggi: sorprende, ispira, rilassa, soddisfa. Mare, costa e entroterra si intrecciano in un rapporto di continuo richiamo e lasciano una sensazione di appagamento come solamente i posti incantati riescono a fare. La prossima volta punteremo la prua verso il nord e le regioni che, siamo certi, ci daranno soddisfazione così come il sud ha fatto in questi 10 giorni di inizio settembre (30 agosto – 9 settembre 2016).

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