Andalusia: Viaggio nel cuore della Spagna

L’Andalusia è la migliore testimonianza di come le migrazioni, le commistioni, le collaborazioni tra diverse culture producano delle meraviglie altrimenti irrealizzabili.

I successivi passaggi dei Romani, dei Visigoti, degli Arabi e poi la riconquista cristiana ha permesso che i migliori artigiani, architetti, scienziati e artisti provenienti dal continente europeo e da quello africano e dalle coste del “mare nostrum”, il Mediterraneo, dessero vita a uno stile, quello Andaluso, che è sintesi splendida delle migliori intuizioni delle singole civiltà.

L’Andalusia è il mare della Costa del Sol e della Costa della Luz, è l’entro terra dei Pueblos Blancos spesso confine tra la cristianità e l’islam (… de la frontera) e delle splendide città sincretiche Siviglia, Cordova e Granada che dello stile andaluso sono testimonianza magnifica, poi Cadice, Jerez e altre piccole perle sul mare o arroccate su cocuzzoli tutte da scoprire.

 

Siviglia - Piazza di Spagna
Siviglia – Piazza di Spagna

Il viaggio nel cuore della Spagna, l’Andalusia, per noi è iniziato a Malaga con un comodo volo Vueling da Roma. Malaga è una splendida città affacciata sul mare con chilometri di spiagge di sabbia chiara e con testimonianze di valore dello stile Andaluso: è spesso dipinta come la città dei palazzoni sul mare, in parte vero, ma nasconde un centro storico di altissimo valore artistico, fatto di viuzze e porte moresche, oltre alla presenza de “L’Alcazaba” la rocca fortificata caratteristica di tutte le grandi città Andaluse. Malaga è una città dal clima invidiabile: caldo secco ma mitigato dalla presenza del mare; è una città effervescente, piena di locali all’aperto e sulla spiaggia (chiringuitos) e con un sacco di gente in giro appena il sole inizia a calare e dare un po’ di respiro. Qui è nato Picasso, poi trasferitosi a Barcellona e in Francia, e a lui è dedicato il museo omonimo che si trova nel centro della città a pochi passi dalla cattedrale.

A Malaga, come in tutte le grandi città dell’Andalusia, l’automobile è un di più, utile solo per spostarsi tra una località e l’altra o raggiungere i paesi interni, il centro storico è chiuso al traffico e interamente pedonale: ci si muove tranquillamente a piedi o con il mezzo pubblico anche per scendere in spiaggia.
I parcheggi sono quasi tutti sotterranei e costano mediamente 12/15€ al giorno.

L’offerta alberghiera è varia e per tutte le tasche, noi abbiamo scovato un delizioso piccolo hotel in centro, appena rinnovato, l’Hotel del Pintòr che è una base ideale per vagabondare tranquillamente alla ricerca di tapas e della splendida scoperta dell’anno in tema di bevande: “el tinto de verano”, il rosso dell’estate, letteralmente. I turisti in Andalusia bevono la “sangrìa”, i locali e i viaggiatori, invece, questa variante dissetante ma meno “sbocciatesta”, fatta di vino rosso freddo, ghiaccio e limonata gassata o gassosa e succo di limone. Una bevanda che ci ha accompagnato per tutto il giro con qualche variante qui e là a personalizzarne la provenienza: viene servita sia come aperitivo, sia come accompagnamento per i pasti, insomma libera bevuta in libera Andalusia.
In centro a Malaga il luogo più consigliato per mangiare o spizzicare tapas è “El Pimpi” con tavoli sia al chiuso di una taverna tipica con le botti in bella vista o, all’aperto, nella piazza sottostante l’Alcazaba.
Nella pianificazione del tour dedicate a Malaga almeno un paio di giorni che, se pensate di iniziare da lì, si possono anche spezzare nel giorno di arrivo e in quello antecedente alla partenza perché è veramente una bella città con tante cose da scoprire.

Malaga: Alcazaba vista dalla “Bodega El Pimpi”

Il nostro tour è costruito in senso orario, da Malaga ci dirigiamo verso Tarifa attraversando la Costa del Sol e la sua frenesia cementificatrice che in qualche angolo (rincòn) riesce anche ad essere gradevole, ma per la maggior parte è decisamente troppo invadente.
Prima di arrivare a Tarifa decidiamo di fermarci a Gibilterra, un pezzo di Gran Bretagna incistato alle porte del Mediterraneo: a meno che non siate inglesi o abbiate parenti/amici da incontrare a Gibilterra, sappiate che è un posto che si può tranquillamente saltare a pié pari, non vale assolutamente la pena perdere tempo prezioso che può essere dedicato all’Andalusia; la salita alla rocca in funivia, oltre a costare ben 14€, è inutile, la costa marocchina che è proprio lì di fronte si può vedere altrettanto bene da uno qualunque dei punti panoramici della strada che porta a Tarifa, per di più gratis; inoltre la presenza delle “famose” scimmie non rende il luogo più divertente o gradevole, bensì meno confortevole o, addirittura pericoloso. Proprio durante la nostra visita una ragazza inglese è stata assalita e ferita perché uscita improvvidamente dal punto di ristoro con un ghiacciolo in mano. Insomma Gibilterra non ha alcuna ragione per essere visitata e le recenti rinnovate diatribe con il governo spagnolo la rendono anche un po’ sgradevole con quell’esibizione esagerata di Union Jack su tutte le finestre, porte, balconi e vetrine a certificarne l’appartenenza ad altra storia, altro paese, altra cultura.

Gibilterra e l'esibizione di Union Jack
Gibilterra e l’esibizione di Union Jack

 

Tarifa è il punto più a sud della penisola Iberica, dove il Mediterraneo e l’Atlantico mescolano le proprie acque creando condizioni ideali per mammiferi marini, quali delfini, balene e orche, e per mammiferi umani amanti del kitesurf, windsurf e del surf, grazie all’alto numero di giorni di vento e onde spinte dai cicloni e anticicloni oceanici. Noi abbiamo incrociato due rarissimi giorni di debole brezza estiva che ci ha permesso di fare una piacevolissima crociera di avvistamento balene e delfini (prime non pervenute, secondi a carrettate), un pomeriggio svaccati sulla spiaggia lato oceano (con relativo splish splash) e due serate dal clima piacevole e temperato, di cui la prima animata dalla processione della Vergine Maria della Luce. Il centro storico di Tarifa ricorda un po’ quello di Ibiza, con locali incastonati in tutti i vicoli, rigorosamente bianchissimi, tapas a volontà e “tante belle figlie madamadorè…”. Se si è surfisti non c’è bisogno che lo scriva io che il posto è la mecca di questo sport, se non lo siete, sappiate che vale una sosta soprattutto se non c’è il solito tornado strappacapelli, nel qual caso, se siete insofferenti al vento, è il caso che ci pensiate su prima di fermarvi più di una notte. Le spiagge sono lunghe, di sabbia chiara, il mare lato mediterraneo è caraibico, lato atlantico è più arruffato ma dai colori altrettanto splendidi, il centro storico è delizioso, fuori è tutto a misura dei surfisti e simili. A me è piaciuta tanto (ma io sono un ex, con tanto di nostalgia…).

A circa 40km da Tarifa si trova uno splendido “Pueblo Blanco”: Vejer de la Frontera, arroccato su una collina che domina, oggi, una piana popolata di pale eoliche e mandrie di mucche (apparentemente) libere al pascolo. A Vejer lasciate perdere la nuova urbanizzazione moderna e dirigetevi verso il centro storico che è lindo e pinto e chiuso al traffico; perdetevi tra i vicoli e le viuzze che salgono fino alla Cattedrale e alla terrazza con vista dalla quale si riesce anche a vedere la costa atlantica. Noi siamo arrivati al tramonto e tutto ha assunto un colore e una lucentezza che più romantico di così è impossibile. Sulla piazza centrale, Plaza d’España (che altro?), dove risalta una fontana in stile moresco adornata di ceramiche di pregio, si affacciano locali e ristoranti vari e, all’ombra di una palma, seduti su di una panchina arricchita di azulejos, godetevi il fresco della sera e la calma della brezza che sale dall’oceano.

Consigli:
a Tarifa per mangiare in un’atmosfera sincretica andalusa segnalo “La Moreria“, cucina mix marocchina e andalusa tra drappi a mo’ di tenda berbera e il bancone del bar sotto un portico tipicamente arabo; sempre a Tarifa, se le previsioni non sono proprio da vento a 40 nodi, consiglio di fare la crociera di avvistamento delle balene: ci sono varie proposte, segnalo quella della FIRMM, un’associazione fondata da una biologa marina che dello stretto di Gibilterra si è innamorata e che fa della protezione dei mammiferi marini la sua missione, costa 30€ è introdotta da 15 minuti di informazioni sugli animali e le loro abitudini da volontari/e biologi marini e effettuata nel pieno rispetto di questi magnifici animali. Ultima segnalazione: a Vejer de la Frontera vale la pena mangiare a “La Brasa de Sancho” che, oltre ad avere una terrazza con splendida vista sulla piazza centrale, offre un’ottima cucina andalusa e una cantina di tutto rispetto.

 

Diretti a Siviglia facciamo una sosta a Cadice che è l’urbanizzazione più antica d’Europa: quasi tremila anni di storia. Cadice si affaccia sull’omonimo golfo all’estremità di una penisola che dà l’accesso a una baia che oggi è parco naturale e riserva marina. Circondata dall’oceano, Cadice ha il centro storico chiuso al traffico caratterizzato da un intrico di vicoli tra i quali è facile perdersi; la cattedrale si affaccia su una bella piazza dalla quale partire per scoprire i segreti della cittadina andalusa.
L’affaccio sul mare regala a Cadice un respiro che contrasta con il dedalo delle viuzze che attraversano il centro e le spiagge che la circondano mitigano il carattere da duro porto di mare quale è stata a lungo.

La sosta è breve e prima delle cinque del pomeriggio arriviamo a Siviglia, la prima grande città andalusa lontana dal mare, ricca e orgogliosa.

Siviglia ha in comune alle altre grandi città dell’Andalusia, l’orgoglio della storia e della tradizione, dove l’architettura andalusa e le sue successive mutazioni si fondono, con coraggio e maestria, con una modernità visionaria e, a volte, futuristica. Il volto di Siviglia è quello di una realtà che crede nelle proprie radici e guarda con rispetto e ambizione a un futuro di grande respiro: insomma una bella città, affascinante e ordinata, accogliente e frenetica, dalle mille risorse.
Siviglia, come le altre grandi città spagnole, ha il centro storico chiuso al traffico: si, può, fare! Non è un tabù, anzi: diventa un punto di forza, una leva per farne un “business”, per il turismo ma anche per i residenti, commercianti e abitanti della città. Si chiama civiltà, restituire le piazze e le strade alle persone sottraendole alle lamiere delle auto.
Siviglia ci riesce bene proteggendo i suoi preziosi tesori architettonici dallo smog, vibrazioni e inquinamento svelando la bellezza della Cattedrale, dell’ Alcazar de los Reyes e del quartiere ebraico: vere perle da godere in serena tranquillità.

L’Alcazar, situato ai bordi del quartiere ebraico, è il risultato della stratificazione delle dimore dei re arabi, di quelli cristiani e delle loro manie di grandezza ma anche gusto e sensibilità tali da non cancellare il passato ma adattarlo e preservarlo per i propri diletti; i giardini sono la meraviglia dell’eredità araba con giochi d’acqua e ricchezza di piante e fiori così che richiamassero l’idea del “paradiso” in terra. Gli interni sono un inseguirsi dei vari stili con miracoloso equilibrio e una scritta a testimoniare la magnificenza del palazzo: “Plus Ultra”, rimosso il “non” per affermare l’infinità della bellezza.Il fascino di Siviglia, poi, emana dai palazzi moreschi, dalle ampie strade che la attraversano e costeggiano il fiume, dai lussureggianti parchi verdi che le regalano sollievo dalle alte temperature estive, dalla splendida “Plaza de España” che nella sua grandiosità e perfezione architettonica e armonica, nella sua maestosa e barocca presenza riassume l’orgoglio, la storia e la forza di una delle più belle città del mondo (a mio parere).

Consigli.
Andate a pranzo qui: El Librero – Bar de Tapas è un ottimo posto dove mangiare tapas e bere del buon tinto de verano, è nel Barrio de Santa Cruz, tra i vicoli pedonali, alle spalle dell’Alcazar del los Reyes. A cena, in Plaza de Dona Elvira, c’è l’imbarazzo della scelta, noi ci siamo trovati bene qui: El Rincon de Figaro. Andate a vedere il Metropol Parasol un esperimento architettonico di grande coraggio e di notevole riuscita e non perdetevi, al piano interrato i resti delle ville romane trovate nell’area e perfettamente illustrate da un sistema multimediale d’avanguardia.

Lasciamo Siviglia e procediamo verso est incontrando un altro “Pueblo Blanco” sorprendente: Carmona. Lasciamo l’auto fuori le mura, entriamo attraverso la Puerta de Sevilla e scopriamo un borgo medievale in perfetto stato di conservazione, summa di tutte le caratteristiche dell’architettura andalusa: le mura bianche, i vasi ricolmi di fiori appesi all’esterno delle case, la cattedrale sontuosa e imponente, i vicoli tortuosi che si inerpicano verso l’Ayuntamiento (il Comune), i balconcini vetrati e le tende a proteggere la strada principale dall’inclemenza della torrida estate. Tutto rigorosamente in ordine e come fosse stato ripulito pochi istanti prima.

Superato l’incantamento per Carmona dopo un’ora di guida arriviamo a Cordova, dove abbiamo scelto di risiedere nel quartiere ebraico, entro le mura della città, completamente chiuso al traffico e a ridosso dei luoghi di maggior interesse. Alcune delle sensazioni più forti, delle emozioni più intense le ho provate a Cordova: forse perché il centro storico è un luogo dalle mille vibrazioni, provocazioni sensoriali e tentazioni che è impossibile rimanere indifferenti o forse perché, ancora un volta, la percezione immediata è stata quella di un luogo accogliente, sereno, traboccante di storia, bellezza e umanità: una città meno imponente di Siviglia, ma decisamente più intima e sensuale.

La sensualità di Cordova si effonde anche grazie alla tradizione del patio, originato dall’arabo riad, che è la parte intima della casa, quella dove ci si rifugia per sfuggire al torrido caldo (noi abbiamo goduto due giorni di 36°C di punta), traboccante di piante, fiori e, spesso, con una fontana che dona al patio un tocco di ipnotico ritmo rilassante; i patii a Cordova sono esposti, sfacciatamente, come orgoglio delle famiglie: addirittura, ogni anno, si svolge la fiera del patio più bello. Così, passeggiando per i vicoli del centro, è possibile scorgere intime porzioni di case offerte allo sguardo curioso di chi vuol farsi inebriare e, qualcuna di queste, come la “Casa Andalusi“, invita a entrare per farsi ammirare nella sua intricata bellezza di testimonianze arabe e cristiane fuse nel magnifico stile detto proprio andaluso. Altro patio che nasconde un bel segreto è quello della “Casa de Sefarad“, un luogo dedicato alla memoria del popolo ebraico che il fine settimana offre uno spettacolo di flamenco con un chitarrista, una cantante e una ballerina in uno spazio che ospita un massimo di trenta persone, con il pavimento in tipico stile andaluso di pietre bianche e nere e il portico dai colori accesi e gli archi ispirati alla vicina Mezquita.
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Restando in tema di sensualità, i giardini de l’Alcazar del los Reyes Cristianos ne sono un’ulteriore testimonianza: la sapienza araba nel “giocare” con l’acqua delle piscine e il rapporto con i fiori, le piante e gli alberi gioca qui un ruolo fondamentale e rende questo spazio un luogo fatato. La sera poi, con il biglietto d’ingresso per la visita all’Alcazar, viene offerto uno spettacolo di suoni e luci che, prima ripercorre la storia di Cordova e l’Andalusia con una guida d’eccezione: una ragazza che cambia abito coerentemente con la parte di storia che narra, poi si conclude con le piscine illuminate e i getti d’acqua multicolori accompagnati dalla musica della tradizione andalusa.

La Mezquita con le sue mura che racchiudono i giardini interni sintetizza con maestosità il sovrapporsi della storia di questa terra oggetto di brama di tanti re del mediterraneo: una moschea racchiusa dentro una cattedrale cristiana nella quale convivono stili, segni, simboli di culti diversi ma dall’origine comune. Un luogo che incute timore per il sovrapporsi di religioni che sembrano quasi sfidarsi nel reciproco rispetto dei ruoli e dei fedeli: gli archi arabi e le croci cristiane, l’iconografia cattolica e la simbologia islamica, l’organo dell’allelujah e il mihrab rivolto a sudest, tutti questi elementi convivono in uno spazio che appartiene anche a chi non ha credo e non lo cerca ma vuole sentirsi partecipe di una meraviglia comune.

Consigli.
Pranzo, cena o colazione andate a “Casa Rubio” per la sera offrono una terrazza con vista sulla Juderia e la vicina Mezquita; altro posto per mangiare tapas e dintorni “Bodegas Mezquita“.

A Granada arriviamo nel primo pomeriggio, dopo una breve sosta a Priego de Cordoba, un altro pueblo blanco di carattere e dai vasi indaco appesi alle mura e alle finestre; il centro accessibile solo ai taxi ci obbliga a lasciare l’auto in uno dei parcheggi che circondano la zona chiusa al traffico e che ci ha indicato il gestore dell’appartamento che abbiamo prenotato.
L’appartamento é situato sul Paseo de los Tristes, proprio sotto la rocca che ospita il complesso de “l’Alhambra y Generalife”, la vera ricchezza di questa città un po’ arruffata e dal clima estremo: la mattina a settembre, fino alle dieci possono fare anche solo 12°, mentre al pomeriggio si possono godere anche 32° / 34°; arruffata perché, apparentemente, è meno ordinata di Siviglia e meno sensuale di Cordova, ma è solamente la prima impressione, in realtà la magnificenza de l’Alhambra sparge la sua bellezza e la sua benefica influenza sul resto del centro della città.

L’Alhambra vale da sola la sosta a Granada, non fosse altro per la dimensione del sito che comprende: il Generalife, i giardini, i palazzi Naziridi, il palazzo di Carlo V, il museo e l’Alacazaba. I biglietti d’accesso sono due: con 8€ si visita tutto tranne i palazzi Naziridi, con 14€ si visita i Naziridi, a un’ora definita che è possibile scegliere in fase di prenotazione del biglietto, e tutto il resto.

Raccomandazione: per i Naziridi acquistate il biglietto online con almeno un mese d’anticipo così da poter scegliere lo “slot” d’ingresso più congeniale che tenga conto, ad esempio, che la salita dal centro alla rocca dura almeno dieci minuti (pendenza notevole…) e se si risiede lontano dal centro va considerato lo spostamento; ai Naziridi si entra solamente all’ora indicata nel biglietto, che la si sia scelta o meno e la visita dura un’ora abbondante: se si salta lo slot non si entra più. Il totale della visita al sito viene indicata in circa quattro ore.

Noi abbiamo fatto una scelta diversa, facendo di necessità virtù, abbiamo dedicato quasi un giorno intero alla visita di tutto il sito tranne i Naziridi: iniziando la mattina intorno alle dieci e trenta con i giardini, poi il Generalife e il resto; prendendoci tutto il tempo che ci piaceva tra una visita e l’altra; fermandoci a pranzo all’Hotel America all’interno dell’Alhambra, in un patio ombreggiato e fresco; guardando i gruppi di turisti con guida affrettarsi a esaurire la visita entro i tempi prestabiliti; piacevolmente “sbracati” su una della tante panchine al fresco dei pergolati presenti nei giardini; chiudendo la splendida visita con la risalita della collina opposta alla rocca dell’Alhambra dove, dal Mirador de San Nicolas, si può ammirare il riflesso del sole che, tramontando, accende le mura ocra de l’Alcazar e quelle bianche del Generalife.

Il giorno successivo, poco prima dell’ora stabilita, siamo entrati dalla “Torre de la Justicia“, l’entrata più vicina al centro della città e ci siamo goduti senza alcuna pressione la visita dei Naziridi che sono belli e delicati da dover contingentare gli ingressi per preservarli ancora a lungo. Insomma se non avete problemi di tempo e siete disposti a spendere qualcosa in più, i due biglietti per i due giorni diversi, vale veramente la pena suddividere la visita in due step; in alternativa prenotate il primo slot di visita ai Naziridi, in estate alle otto e trenta, poi dedicate il resto dell’intera giornata a visitare gli altri gioielli del complesso de l’Alhambra.

Attorno alla rocca che ospita l’Alhambra si sviluppa il centro della città di Granada che trabocca di locali: ce n’è per tutti i gusti, evitate quelli immediatamente sotto la rocca che sono un po’ troppo turistici; così, dopo esservi riempiti il cuore e gli occhi con l’Alhambra scendete verso la cattedrale e infilatevi per le stradine della medina dove l’atmosfera è decisamente araba e lasciatevi guidare dall’istinto: noi abbiamo incrociato, essendo fine settimana, anche molti matrimoni con ampio sfoggio di abbigliamenti femminili decisamente in linea con la tradizione andalusa, con richiami ai costumi del flamenco e pettini ferma capelli degni dei migliori stereotipi spagnoli; non solo, sulla scalinata della Cattedrale un coro di signore molto eleganti, tutte con sciarpa rossa al collo, si esibiva mentre una Rolls Royce d’epoca attendeva l’ennesima coppia di sposi. Granada quindi non è solamente l’enorme meraviglia del sito de l’Alhambra, ma anche una città con un sacco di vita notturna e occasioni di stare bene in compagnia di perfetti sconosciuti intorno a un piatto di tapas o da soli con un bicchiere di “vino tinto” e la luna ad illuminare la strada.

Consigli.
Aperitivo o dopo cena: La Cueva de Ali Babà; cena: Albahaca; tapas, cena, aperitivo: Los Diamantes; nella parte alta del “Paseo de los Tristes”, proprio sotto la rocca de l’Alhambra, è possibile dormire in appartamenti ben attrezzati, con “el wi-fi incluido” e prezzi decisamente abbordabili: Apartamentos inside.

Per concludere il tour scegliamo di trascorre l’ultimo giorno e l’ultima notte a Nerja sul mare della costa del sol, dove l’estate dura otto mesi. Le spiagge sono ancora affollate e, visto che siamo arrivati per pranzo, dopo un passaggio al bar di tapas nella piazza principale ci buttiamo sulla sabbia granulosa della spiaggia de la torrecilla, magari non la migliore, ma quella dove abbiamo trovato più spazio e l’acqua era decisamente cristallina.
Nerja è la classica località estiva con lo struscio fronte mare, le boutique aperte fino a sera inoltrata, locali di tutti i tipi e la città vera e propria alle spalle del lungomare; per essere costa del sol non ha neanche troppo cemento a ridosso del mare, offre invece otto spiagge diverse di graniglia sottile e griagiastra, in alcune tendente al bianco, con servizi e tanta spiaggia libera a disposizione.
Menzione speciale anche per l’hotel nel quale abbiamo trascorso l’ultima notte: Puerta del Mar, un piccolo hotel dai prezzi piccoli ma decisamente comodo, a due passi dal “Balcon de Europa” sul paseo del mar, in pieno centro, con “el wi-fi incluido” e un’ottima colazione.
La chiusura del tour non poteva essere migliore, per cena scoviamo un posto con una magnifica terrazza sul mare e un ottimo menù di pesce: Portofino, un nome una garanzia.

Se per il vostro prossimo viaggio volete vivere un’esperienza fatta di luce, architettura, sapori, musica e storia a prezzi decisamente umani, l’Andalusia è la destinazione ideale.

Non abbiate fretta, meglio vedere meno ma con più tempo a disposizione che privarsi della possibilità di farsi possedere da tanta bellezza.

Playlist suggerita:

Paco de Lucia: Entre dos aguas
La Caina: Arabiza
Jose Padilla: Sabor de verano
Bebel Gilberto: Tanto Tempo
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