Il bene più prezioso che l’Oman possiede è l’acqua e da più di dieci secoli ha imparato a utilizzarla, conservarla e distribuirla nonostante il deserto, il clima e l’aumento delle temperature globali.
Gli Omaniti hanno inventato un sistema di canalizzazione delle acque da far invidia a quello degli antichi romani, andando a prenderle sin sulla vetta delle montagne che orlano ad ovest la costa del golfo dell’Oman e distribuendole nelle valli, permettendo la nascita delle oasi, il sostentamento dei villaggi attraverso le coltivazioni del dattero e l’allevamento delle bestie da pascolo.
All’opera ingegnosa dell’uomo si aggiunge quella meravigliosa della natura che trova nelle sorgenti d’acqua calda e nelle oasi naturali la sua manifestazione più riuscita.
Si deve partire da qui: dal rispetto per l’acqua dell’Oman per capire lo spirito del paese: forte, orgoglioso delle proprie tradizioni ma aperto alla modernità, accogliente e attento a una crescita (per ora) molto rispettosa dell’ambiente.
L’Oman è una nazione ricca di petrolio e di gas i cui proventi, grazie all’illuminato Sultano Qaboos, sono reinvestiti nel paese per ridurre le differenze sociali, per l’istruzione pubblica, i trasporti e un abbozzo di sistema sanitario nazionale sui modelli dell’occidente avanzato.
L’Oman sorprende per il senso di futuro in equilibrio che si respira passeggiando per le strade di Muscat, la capitale che dall’iniziale nucleo nato a ridosso di una piccola baia, porto naturale, si è trasformata per diventare una splendida capitale arabo-asiatica riuscendo a coniugare tradizione, modernità e sostenibilità con tanti spazi verdi, nonostante il clima, con ampi boulevard, zone residenziali e zone popolari in un equilibrato rapporto di complementarità.
La bellezza dell’Oman si nasconde tra le montagne e le strette valli che si incuneano tra i picchi, dove si celano oasi e villaggi bianchi orlati da palmeti rigogliosi, a presidio dei quali, nei secoli, gli Omaniti hanno costruito fortificazioni ancora oggi perfettamente conservate e che fanno da porta d’ingresso alle rispettive province da essi protette.
Tra i più famosi e patrimonio dell’Unesco: il Nakhal Fort, il Jebreen fort e il Bahla fort, ognuno a presidio dell’omonima provincia e nei quali è possibile ammirare le stanze reali e le sale di lettura, le torri fortificate e le cantine per la conservazione dei datteri, dell’olio e di quanto necessario in caso di assedio, le sale per la preghiera, la scuola e per ognuno un diverso sistema di difesa da eventuali irruzioni di nemici.
Le montagne si trovano a ovest di Muscat e per raggiungerle sono necessarie un tre ore di automobile durante le quali si incontrano wadi (letti di fiume secchi per la maggior parte dell’anno), piccoli villaggi e i forti appena nominati. Raggiungono quasi i tremila metri i picchi più alti e, tra i valichi affrontabili in auto ce n’è uno a circa 2300 mt. dove la temperatura alle 5 del pomeriggio di metà marzo è intorno ai 16°C e la vista spazia dalla costa all’entroterra montagnoso a ovest e desertico a sud.
Le montagne in questa parte dell’Oman sono di un colore rosso scuro tendente al marrone ruggine data l’altissima percentuale di minerali di ferro presenti nella stratificazione millenaria, questa caratteristica accentua l’effetto al calare del sole quando la rifrazione esalta le sfumature tendenti al rosso.
Per navigare il deserto, oltre al classico dromedario, è d’obbligo utilizzare una 4×4 alla quale, comunque, prima di iniziare è necessario abbassare la pressione dei pneumatici per aumentare la presa e poi… iniziano le montagne russe.
Sistemati i bagagli leggeri nella tenda, dopo aver smaltito il su e giù per le dune sabbiose, l’appuntamento imperdibile è con il tramonto ammirato dalla cima della duna più alta che circonda e protegge il campo tendato.Il deserto è il regno dei beduini che attraversano le dune in continuo movimento da tempo immemore per tenere in vita i propri commerci, una volta a dorso di dromedario oggi, più prosaicamente, a bordo di pickup 4×4 che guidano come esperti piloti di rally.
Il silenzio e l’impercettibile movimento della sabbia rendono lo spettacolo del tramonto una meravigliosa e unica esperienza che, da sola, vale il viaggio in questa terra lontana.
Ma non finisce qui.
Dopo cena, alle 23 il campo sospende la corrente elettrica fino all’alba: resta il cielo stellato e il “rumore” della vita che anche nel deserto ha il suo spazio.
Stupore, meraviglia, emozione e incanto: la notte nel deserto riempe il cuore e l’anima di energetica gioia.
Alle 6 il sole è già caldo e, il tempo di una veloce e leggera colazione, si riparte per l’ultimo “roller coaster” sulle dune prima di raggiungere la terra ferma e dirigere la prua verso la costa in direzione di Sur.
L’oasi è incredibile, arrivarci prima delle 10 del mattino vuol dire vederla libera da decine di visitatori e goderla nel silenzio rotto solamente dall’acqua mossa dal vento. Si può fare il bagno, le signore rigorosamente vestite, si può bere qualcosa all’ombra di un gazebo bar e appena arrivano troppi frequentatori, ripartire senza indugio con questa meraviglia fissata nella memoria.
Da Sur verso nord, fino a Muscat, si srotola una lunga striscia di costa bianca e mare azzurro praticamente incontaminata per quasi 200 km: una specie di paradiso.
Muscat, la capitale, è una città ordinata e (ancora) in equilibrio tra passato e presente con una forte proiezione verso il futuro, dove è possibile veder passeggiare ragazze vestite all’occidentale insieme a quelle con il velo, ragazzi con la classica casacca omanita, il baseball cap e le snickers: c’è spazio per tutti in un clima di tolleranza e apertura che trasmette tranquillità e permette di passeggiare senza timore alcuno sul lungomare o nel suq della città vecchia, anche a notte inoltrata.
Merita una mattina di visita il suq e la nuova Moschea Sultan Qaboos che ricorda un po’ l’Eur come linee architettoniche e un po’ i quadri di De Chirico: moschea moderna e molto più bella, per noi, di quella Hassan II di Casablanca in Marocco.
Altro stop meritevole è la residenza del Sultano in colori pastello che tradiscono il gusto un po’ civettuolo di quest’illuminato sovrano, scapolo e dalla forte attenzione per le arti e la bellezza in genere.
A Muscat c’è un ristorante Turco “Turkish House” dove si mangia, dicono i locali, il miglior pesce della città a prezzi ragionevoli: noi ci siamo stati e ci siamo trovati benissimo, l’unico appunto da fare alla ristorazione omanita è la terribile usanza di piazzare a tavola le scatole dei fazzoletti “da naso” al posto dei tovaglioli di carta, insomma una scelta molto discutibile.
Questa la regola: noi abbiamo visto signore occidentali in bikini anche nelle porzioni pubbliche, tranne nel fine settimana quando la frequentazione degli omaniti è decisamente più alta.