Hoodoos – Bryce Canyon National Park

3 set ’09

OMG Bryce Canyon!

Una serie infinita di meraviglie: questo è il resoconto fin’ora di questa lunghissima strip di miglia accumulate in quattro giorni tra Arizona e Utah. L’ultima, in ordine di tempo, il canyon di Bryce a nordest dello Zion Park: gli hoodoos sono guglie lavorate dal vento, la pioggia e il tempo, fatte di questa sabbia/roccia rossa che ho già detto essere un pezzo di Marte caduto sulla terra. Sono un po’ come quelle “cose” che si fanno da piccoli sulla spiaggia con la sabbia bagnata sugli angoli del castello per fare le torri, o anche come le guglie di Gaudì sulla Sagrada Familia a Barcellona, solamente che in questo caso l’artista è madre natura e il tempo occorso per la realizzazione circa 200milioni di anni. Il risultato è strabiliante e queste righe non possono neanche lontanamente rendere giustizia alla bellezza di questo ennesimo canyon del “Colorado Plateau” che è l’enorme area a cavallo dello Utah, Arizona, Colorado e New Mexico emerso dal fondo dell’oceano appunto 200milioni di anni fa e percorso, scavato e cesellato soprattutto dal fiume Colorado (= rosso, in spagnolo, per la presenza di queste rocce rosse) oltre che dal vento, dalla pioggia e dal tempo che scorre.
Questi posti mi appartengono, nel senso che qui trovo una serenità che altrove mi è difficile avere: la montagna, la natura nelle sue espressioni più forti mi trasmettono forza e pace e “il cor si rasserena”.
Domani si cambia prospettiva: un volo di un’ora e mezza e siamo a San Francisco, California.
Aggiornamenti da lì.

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